La nostra storia


Intorno alla fine del ’53 una importante azione coinvolse i vertici delle confederazioni nazionali CGIL, CISL e UIL.
Infatti dopo numerose consultazioni incrociate, fissarono l’11 Dicembre lo sciopero per gli statali , ed il 15 Dicembre, in assenza dell’adesione della UIL, del settore privato.
In seguito alla notizia di proclamazione dello sciopero dell’ industria, il 7 dicembre i membri di Commissione Interna FIAT aderenti alla FIM CISL si riunirono per esprimere il loro parere su un’azione che li vedeva coinvolti, ma non preventivamente consultati.
Questi presentarono un documento al Consiglio Generale della CISL dichiarando l’assoluta impossibilità di effettuare una manifestazione di protesta da parte dei lavoratori FIAT aderenti e simpatizzanti CISL adducendo vari motivi. Tra i più importanti quello secondo il quale l’agitazione era stata concordata senza richiedere il giudizio dei lavoratori.
Sulla base di tale motivazione, i membri di Commissione Interna FIM CISL invitarono "i componenti della Segreteria Confederale CISL e del Consiglio Generale della CISL a compiere un sereno e approfondito ripensamento della decisione di sciopero".
Ma il documento non ebbe alcuna risposta da parte dei vertici CISL e perciò i membri di C.I. FIAT della FIM CISL si trovarono, a pochi giorni dallo sciopero, a dover scegliere tra "l’ubbidienza all’organizzazione e le loro responsabilità di rappresentanti eletti dei lavoratori". Il 12 dicembre in una riunione dei lavoratori i rappresentanti della C.I. decisero di non aderire allo sciopero lasciando alla coscienza dei singoli e dei lavoratori tutti, la più assoluta libertà di giudizio e di azione. Inoltre i 5 membri di C.I. FIM CISL Arrighi, Bartoletti, Bolatto, Cattura e Conte nei giorni antecedenti lo sciopero si impegnarono in una azione di antipropaganda.
Lo sciopero del 15 dicembre ebbe alla FIAT un risultato negativo a tal punto che qualcuno ebbe a dire che "il buon senso della grande maggioranza dei lavoratori prevalse sugli agitatori.
I lavoratori FIAT aderenti alla FIM CISL si trovarono di fronte ad un atteggiamento nettamente ostile dei vertici confederali i quali, oltre ad espellere i 5 membri di C.I., "chiusero le porte" dell’organizzazione alle maestranze che avevano rifiutato di aderire allo sciopero di dicembre.
Queste ultime criticarono aspramente il comportamento assunto dalla CISL NAZIONALE criticata di aver "tradito i lavoratori" commettendo lo stesso errore di metodo della CGIL per uno sciopero comandato e voluto dall’alto. La conseguenza di tutto ciò fu la costituzione della corrente sindacale dei "LIBERI LAVORATORI INDIPENDENTI (LLD)" che annunciò la partecipazione alle future elezioni per sottoporre la loro esistenza ed operatività al volere delle maestranze.
Aspre critiche vennero dalla CGIL che sull’UNITA del 14.1.’54 accusarono "i traditori CISL" della FIAT per non aver aderito allo sciopero Nazionale ed etichettandoli come un sindacato interno nato secondo il modello americano, il sindacato fantasma dei crumiri della FIAT.
In seguito a tale articolo i Liberi Lavoratori Indipendenti ritenendo inammissibili le calunnie ascritte, decisero di procedere con una querela.
Ma il provvedimento non ebbe corso poiché previo ulteriore articolo vi fu da parte della CGIL una leale ritrattazione e scuse ufficiali nei confronti delle accuse sporte.
Anche il PCI prese parte alla campagna denigratoria deghli Indipendenti attraverso una sorta di circolare che invitava i sindacalisti della FIOM ad impedire con ogni mezzo la presentazione delle nuove liste degli scissionisti CISL alle prossime elezioni di C.I. FIAT.
Un altro cavallo di battaglia che la CGIL mise in campo contro i Liberi Lavoratori Indipendenti fu l’accusa di essere un "sindacato giallo". Ma anche questa critica fu pubblicamente smentita.
Anche la CISL sparò a zero sugli scissionisti. Nell’articolo intitolato "FIAT anno zero" pubblicato sul "Popolo Nuovo" del 13.3.54 criticò l’atteggiamento dei 5 membri espulsi.
Nonostante le numerose critiche, i Liberi Lavoratori Indipendenti ebbero un notevole successo alle elezioni del Marzo ’54. In tale occasione, gli Indipendenti ricevettero in totale il 15 % dei voti, contro il 10.5% della FIM CISL.
Il definitivo smembramento della CISL avvenne tra la fine del '57 e l’inizio del ’58.
Alla base di tali dissidi vi erano, da parte dei membri di C.I. della FIM, le accuse, più o meno velate, di mancanza di democrazia che veniva riscontrata nella Confederazione.
Interessante a tale proposito è un articolo apparso su "Il lavoratore FIAT" del 10.9.’57 sotto il titolo "Meglio prevenire" dove si legge: "A tutti deve essere data la democratica possibilità nei termini statutari di fare la battaglia per le proprie idee contribuendo così alla determinazione degli indirizzi di politica sindacale. Altrimenti, da un lato, verrà meno l’azione sindacale a livello aziendale od essa si slegherà sempre più dalla politica generale dell’organizzazione e, dall’altro, si avrà l’accentuazione della burocratizzazione del sindacato ove i dirigenti".decidono senza la valida e regolare consultazione della base.
La CISL reagì a tale articolo con metodi duri cercando di bloccare e limitare drasticamente l’azione della FIM alla FIAT.
Tale azione si fece più intensa in occasione delle elezioni di C.I. del ’58. Il 7 Marzo di quell’anno, in un articolo de "Il Popolo Nuovo" intitolato "Alla FIAT che accade?" venne annunciata la notizia, confermata lo stesso giorno da Giulio Pastore con il comunicato di Varallo, che "la CISL si dichiarava disposta a non presentare le proprie liste nelle elezioni di C.I. alla FIAT perché ravvisava elementi che favoreggiavano gli interessi padronali".
Aspre critiche dei membri di C.I. che rivendicavano il diritto di decisione sulle liste e sui candidati delle medesime.
Tale rivendicazione fu respinta dalla Confederazione che il 12.3.58 deliberò l’espulsione dalla CISL di Arrighi, in quanto Capo del Coordinamento delle C.I. FIAT FIM CISL ed accordò di presentare i candidati alle elezioni "riservandosi il diritto di approvarli o meno, a sua totale discrezione".
Di fronte a tale atteggiamento dei vertici, la maggioranza dei membri di C.I. riunitasi il 12.3.58 deliberò di partecipare alle elezioni fissate per il 2 Aprile con una lista distinta da quelle della FIM CISL, cioè quella dei LIBERI LAVORATORI DEMOCRATICI ( LLD).
In questo modo, si verificò una vera e propria scissione all’interno della CISL.
L’attivismo degli LLD fu molto evidente; comizi e pubblicazioni per ribadire la volontà di costituire un sindacato diretto e controllato dai lavoratori e perciò permeato dal metodo democratico.
I risultati delle C.I. del 2 Aprile videro l’acquisizione da parte del nuovo Sindacato della maggioranza relativa, riportando una percentuale di voti dei 31.2% seguiti dalla UIL con il 28.3% dalla FIOM con il 25.3% e dalla CISL con il 12.9%.
In seguito ai risultati elettorali, nella conferenza stampa del 3 Aprile, a nome dei LLD Ariighi enunciò gli obiettivi immediati dei membri di C.I. eletti:
dar vita ad un movimento serio e veramente democratico che orientasse i lavoratori nel complicato cammino sindacale; costruire un sindacato dell’industria.
Infatti i LLD fissarono l’Assemblea Costituente alla fine di Settembre con la partecipazione di delegati di una trentina di aziende i quali, decisero la costituzione del Sindacato Italiano dell’Automobile (SIDA)
Infine l’assemblea decise di avanzare la richiesta di affiliazione alla Federazione Internazionale Sindacati Cristiani della Metallurgia.Gli anni che vanno dal ’59 al ’62 segnarono la prima fase di sviluppo organizzativo ed ideologico dei Liberi Lavoratori Democratici.
Per quanto concerne il favore della base, mantennero un’ottima posizione conservando come nell’anno della loro formazione, la maggioranza relativa.
Il proselitismo tra i giovani fu certamente una delle cause dell’aumento percentuale del Sindacato SIDA. Ma le cause determinanti del successo mantenuto nei primi cinque anni di vita vanno probabilmente rintracciate nella politica e nelle rivendicazioni portate avanti dal Sindacato Autonomo. La precisa caratterizzazione ideologica, e la diplomatica ma decisa politica con la Direzione Aziendale suscitarono probabilmente nei lavoratori sicurezza e fiducia nei confronti dei LLD.
Un altro fattore che forse incise sulla situazione del SIDA fu la diffidenza dei lavoratori verso le altre due correnti sindacali della CGIL e CISL che nell’ambito della FIAT non erano riuscite ancira a "scrollarsi di dosso" la prima l’immagine di organizzazione di classe, massimalista e sostenitrice della tattica agitatoria e la seconda, quella di un Sindacato accentratore e con intenti più protestatari che concreti.
Il II Congresso del SIDA si svolse il 26.5.’62 ed è importante farvi riferimento per esaminare l’evoluzione del Sindacato dell’Auto. Nella sua relazione Clementi in qualità di Segretario mise in evidenza il notevole aumento di soci passati da 3.150 nel ’59 a 10.000 nel ’62 ed il conseguente aumento di più di 5.000 voti riportati nelle elezioni di C.I.
Fu evidenziata, inoltre, l’operatività contrattuale del Sindacato che era presente nel ’62 in quattro aziende oltre alla FIAT.
Furono anche approvate varie mozioni che riguardavano la libertà sindacale, i diritti dei lavoratori nelle aziende, il collegamento dei lavoratori cristiani dell’auto, il risparmio e l’azionariato dei lavoratori e gli alloggi.
Un altro importante evento dal punto di vista organizzativo e strutturale fu la costituzione, nel settembre del ’60, della FEDERAZIONE ITALIANA SINDACATI METALLURGICI INTERNAZIONALE CRISTIANA ( FISMIC)
La FISMIC fu creata su basi paritetiche in attuazione degli impegni statutari dei due Sindacati dei LLD, dell’Auto (SIDA) e della Siderurgia (SIDIS), ed aveva come compito "il continuo, necessario scambio delle reciproche idee sui problemi di politica sindacale con la Federazione Internazionale dei sindacati cristiani della Metallurgia e le Autorità ed istituzioni Nazionali". Ciò, però, non incideva minimamente sull’autonomia dal punto di vista contrattuale e dirigenziale dei Sindacati di Settore federati alla FISMIC.
Alla Presidenza della neonata Federazione fu chiamato l’On. Rapelli mentre Clementi divenne il Segretario Generale e Cena e Finottello dei SIDIS e Conte e Valetto del SIDA andarono a comporre il Comitato Federale.
A due anni dalla sua costituzione il 27 Maggio del ’62, fu effettuato il I Congresso della FISMIC a cui parteciparono i delegati delle aziende dove vi erano sindacati di settore cioè quello dell’auto, della siderurgia, dei cantieri navali e della meccanica di precisione.
Il Congresso approvò una mozione in cui venivano avanzate varie richieste : l’attuazione legislativa in materia sindacale, la necessità di una programmazione economica adeguata alla realtà e in armonia agli sviluppi sovranazionali.
Valido supporto alla costruzione di una organizzazione sorretta e guidata dalla fede per il costante riferimento dei Liberi Lavoratori Democratici agli orientamenti in materia di morale sociologica e politica, dati dalla Chiesa.
L’applicazione della nuova organizzazione sindacale alla Internazionale Cristiana fu importante oltre che per la crescita ideologica e la caratterizzazione cristiana della FISMIC, per la possibilità di essere "al passo con i tempi".
La costituzione della CECA e poi del MEE, poneva necessariamente tutti i sindacati Italiani di fronte ad un panorama che andava al di là dell’ambito nazionale.
Nel periodo che va dal ’67 all’inizio del ’70 le organizzazioni sindacali della FIAT, agirono unitariamente formando un blocco unico di fronte all’Azienda.
Soprattutto dal ’69, FIM, FIOM, UILM e SIDA FISMIC, nell’opporsi alle decisioni e alle posizioni industriali usarono strumenti di dura protesta come scioperi, agitazioni, cortei, picchettaggi, ecc..
Il SIDA FISMIC partecipò a tutte le azioni unitarie di lotta che durarono più di un anno e che dettero buoni risultati. Ma i compromessi a cui fu costretta a scendere la FIAT e le sue concessioni fungevano, nei confronti dei lavoratori e dei sindacati, da ulteriore stimolo a combattere, invece di provocare una diminuzione della tensione.
In tale clima la FISMIC iniziò a rivedere la propria posizione. Il Sindacato autonomo considerando che la conflittualità su cui era stata ed era basata l’unità sindacale avrebbe portato ai lavoratori sempre maggiori sofferenze e disagi, cominciò a riflettere sulle possibilità di riacquistare libertà d’azione.
Determinante a tale proposito fu il Congresso della FISMIC del Maggio ‘7’ in cui fu espressa la contrarietà verso i metodi di lotta che l’unità sindacale comportava. Fu questo Congresso a dare al Sindacato una maggiore coscienza di se stesso differenziandosi e distaccandosi dalla altre organizzazioni.
Un altro importante motivo di scontro tra la FISMIC e le altre Federazioni fu la diversa concezione delle strutture sindacali della fabbrica che portò ad un documento unitario FIM, FIOM, UILM di non procedere a partire dal Settembre del ’70 alle elezioni per il rinnovo e la costituzione delle C.I.
All’incirca alla metà di Ottobre, le tre Federazioni diffusero un comunicato stampa in cui affermarono:
Prendiamo atto che la FISMIC si è volutamente estraniata dal processo unitario. Nostro malgrado saremo costretti a procedere al prossimo tesseramento unitario con l’esclusione della FISMIC.
Tale decisione fu ampiamente criticata dal Sindacato Autonomo.
In tale modo, ricominciò per l’organizzazione autonoma un nuovo periodo di discriminazione. Questa si esplicitò chiaramente durante il ’71 in occasione della vertenza apertasi nel primo semestre di quell’anno.
Infatti le tre Organizzazioni sindacali FIM, FIOM, UILM esposero le loro rivendicazioni il 26.3.’71, mentre la FISMIC propose un "piano di richieste" il 31.3.71.
I due poli sindacali non solo presentarono proposte differenti ma, in occasione della prima riunione del 16 Aprile, FIM, FIOM e Uilm posero la condizione di voler condurre la trattativa separatamente rispetto alla FISMIC. Tale pregiudiziale fu superata solo nell’incontro del 21.4.
Ci furono altri momenti di tensione. Durante la trattativa i Confederali richiesero un monte ore a disposizione dei delegati e richiesero l’esclusione della FISMIC perché ritenevano di dover sacrificare parte delle loro ore. Ciò non si verificò grazie all’intervento di Donat Cattin, il quale era a conoscenza dei risultati del tesseramento compiuto tramite la trattenuta dell’Azienda e quindi alla rappresentatività della FISMIC.
In conclusione si può dire che la fine del periodo unitariofu provocata dalla FISMIC in quanto prese coscienza dell’incompatibilità di alcune sue posizioni con quelle delle altre organizzazioni.
Dall’altra parte, la rottura dell’unità fu causata anche dalle tre Federazioni che cominciarono nuovamente a vedere la FISMIC come una presenza scomoda data la sua concezione particolare di intendere l’azione e l’organizzazione del Sindacato.
Però le Federazioni, nel loro tentativo di "liquidare la FISMIC" non tennero in considerazione come affermò Manghi, che "la vita di un Sindacato con l’Azienda non è fatta soltanto della sua presenza al tavolo delle trattative ma anche dell’assistenza che dà al singolo lavoratore. Perciò la FISMIC aveva i presupposti occorrenti per conservare, anche negli annisuccessivi, la fiducia dei lavoratori".
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