fallisce la cacciamali di mairano

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La Cacciamali di Mairano

Giorni di ansia e angosciante incertezza per i 206 dipendenti della Cacciamali di Mairano, la storica carrozzeria dichiarata fallita giovedì dal tribunale di Brescia. Giorni decisivi per le sorti dell'azienda, visto che il curatore fallimentare Bruno Zubani ha tempo fino a fine luglio per decidere se lasciare la ditta in affitto alla Bus Carpenteria, la piccola società satellite della storica carrozzeria (capitale sociale di 108mila euro) guidata da Romana Bettoni. Ipotesi che sembra la più probabile: qualora venisse messa all'asta la Cacciamali avrebbe maggior valore in attività che non sotto forma di scatola vuota.
Ieri nell'azienda della Bassa si lavorava come sempre. Nessuna barricata, non un giorno di sciopero, nonostante i 200 dipendenti lavorino a rotazione (una settimana a testa) e siano in cassa integrazione da oltre un anno, con 5 mesi di stipendi arretrati.
Una situazione che evidentemente non può reggere ancora molto. Una situazione tuttavia unica e singolare nel panorama delle ultime crisi industriali scoppiate in provincia (Rothe Erde di Calvisano, Federal Mogul di Desenzano, Ocean di Verolanuova, Tmd di Orzinuovi, le più eclatanti). A Mairano non si è registrato un giorno di sciopero e la sinergia tra il sindacato Fiom e la proprietà ha portato al taglio dei superminimi per complessivi due milioni di euro l'anno.
I lavoratori della Cacciamali hanno probabilmente capito che le colpe del tracollo non sono nel management, quanto nella crisi che ha avuto il suo apice nella perdita, un anno e mezzo fa, di tutte le commesse dell'Iveco - spiega Romana Bettoni - che dopo 35 anni ha tagliato dal mercato il segmento che produceva Cacciamali. Era il 50 per cento del nostro fatturato, che si aggirava sui 40 milioni l'anno».
Da lì l'azienda leader nella produzione di minibus (sono suoi gli scuolabus dei Comuni di mezza Italia e di diversi paesi nel mondo) ha iniziato la vorticosa caduta nel limbo dell'incertezza. Fino ad arrivare a quasi 50 milioni di debiti e circa 30 di crediti tra magazzino, soldi che devono entrare in cassa (le amministrazioni pubbliche pagano a 180 giorni) e valore degli immobili.
Quali sono le prospettive per il futuro immediato dell'azienda? «Speriamo non accada il peggio - commenta Romana Bettoni - Noi avevamo presentato una richiesta di concordato, agendo sempre con il massimo della trasparenza ma dopo la decisione del tribunale di dichiarare il fallimento, nonostante la disponibilità delle banche nel finanziarci, dobbiamo attendere la decisione del curatore. Noi chiediamo una presa di responsabilità da parte di tutti, a partire dalla politica».
Nel frattempo i lavoratori hanno ancora sei mesi di cassa integrazione ordinaria «poi si passerà alla cigs – spiega Luigi Castrezzati della Fim Cisl - e infine non resteranno che i contratti di solidarietà». Fiom e Fim incontreranno nei prossimi giorni i vertici aziendali e il curatore fallimentare. Si augurano - nell'interesse dei lavoratori - che il lavoro per i 200 dipendenti possa essere garantito dal passaggio alla Bus Carpenteria, anche se Castrezzati avanza qualche timore sulla «sua capacità di ricapitalizzazione».
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