
TORINO(presente anche di Maulo "fismic" nella foto cerchiato in giallo)
Tavolo per discutere del futuro degli investimenti del Lingotto, stamane a Torino, dopo la decisione di trasferire la produzione della monovolume in Serbia. All'incontro organizzato dal ministro Maurizio Sacconi hanno partecipato l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, i leader di Cgil, Cisl e Uil, Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, i segretari generali di Fiom, Fim, Uilm, Fismic e Ugl. Presenti anche i rappresentanti delle istituzioni locali, il presidente della Regione Roberto Cota, della Provincia Antonio Saitta e il sindaco di Torino Sergio Chiamparino.
La riunione è stata aperta dal presidente della Regione Piemonte Roberto Cota e dopo di lui ha preso la parola il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, secondo cui il progetto Fabbrica Italia è «importante. I numeri contenuti nel piano devono essere riconfermati. Ed è giusto che l’azienda investa garantendo il pieno utilizzo degli impianti». Il sindaco di Torino Sergio Chiamparino ha subito espresso la sua preoccupazione, definendo il piano « insostenibile se dovesse venire meno Mirafiori dal punto di vista sociale ed economico»
L’ad Fiat Sergio Marchionne ha confermato il piano "Fabbrica Italia", «unica azienda - ha detto secondo quanto riferito fonti presenti al tavolo sulle prospettive del gruppo - ad investire 20 miliardi nel Paese. Ma - ha aggiunto - dobbiamo avere garanzie che gli stabilimenti possano funzionare». La produzione della monovolume "L0" in Serbia «non toglie prospettive a Mirafiori. Esistono alternative per garantire i volumi di produzione» nella fabbrica torinese.
«Le nostre non sono minacce, ma non siamo disposti a mettere a rischio la sopravvivenza dell’azienda. Dobbiamo decidere se avere un settore auto forte in Italia - ha detto - o consegnarlo ai competitori esteri. Ci sono solo due parole che al punto in cui siamo richiedono di essere pronunciate una è sì, l’altra è no. Sì vuol dire modernizzare la rete produttiva italiana, no vuol dire lasciare le cose come stanno, accettando che il sistema industriale continui ad essere inefficiente e inadeguato a produrre utile e quindi a conservare o aumentare i posti di lavoro».
«Se si tratta solo di pretesti per lasciare le cose come stanno - ha proseguito Marchionne - è bene che ognuno si assuma la propria responsabilità sapendo che il progetto "Fabbrica Italia" non può andare avanti e che tutti i piani e gli investimenti per l’Italia verranno ridimensionati. Abbiamo l’opportunità di costruire una rete industriale in Italia che sia in grado di aumentare in modo significativo gli attuali volumi di produzione. Non sprechiamo questa opportunità».
«La sfida è possibile unendo le forze, le intelligenze e le risorse. Lo è - ha detto - dividendo i compiti i sacrifici e le responsabilità. Vorremo che per una volta fosse l’Italia a diventare l’esempio di come questi cambiamenti possano realizzarsi con successo».
«Si parla molto della possibilità che la Fiat decida una disdetta dalla Confindustria e quindi dal contratto dei metalmeccanici alla sua scadenza. Se necessario siamo disposti anche seguire questa strada, ma non abbiamo nessun preconcetto. Per noi - ha aggiunto - la cosa importante è raggiungere il risultato e avere la certezza di gestire gli impianti. Produrre a singhiozzo, con livelli ingiustificati di assenteismo, o vedere le linee bloccate per giorni interi è un rischio che non possiamo accollarci».
La prima replica è toccata al segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani: «Nessuno vuole una conflittualità permanente. Il sindacato ha contribuito a salvare il gruppo, abbiamo assoluto interesse all’investimento, a lavorare insieme a questo obiettivo senza carri armati».
Un interesse, aggiunge Epifani, «a riprendere il confronto, gestendo l’eventuale dissenso».
Il leader della Cgil, sottolinea, che «non abbiamo mai avuto problemi a saturare gli impianti in Italia». E a proposito dello stabilimento di Mirafiori chiede «perchè lo spostamento in Serbia?» della produzione del nuovo monovolume LO; «per convenienza economica - sostiene - perchè non c’è problema di gestione dell’azienda».
«Se fosse stato riconosciuto il premio di risultato - conclude Epifani - sarebbe stato un segnale positivo».
L’obiettivo di aumentare la produzione dell’auto in Italia «è così importante che non andiamo a cercare alibi o scuse per non raggiungerlo - afferma il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti - Noi non abbiamo problemi ad accettare e a praticare le sfide necessarie. Abbiamo bisogno di vedere riconfermato l’impegno ad incrementare gli stabilimenti italiani: la Fiat ci dica quali sono le condizioni per cui questo progetto si implementi sicuramente. La stragrande maggioranza dei lavoratori è preoccupata solo di avere il suo posto di lavoro e a condizioni normali».
Al termine del meeting si è appreso che ci saranno altri incontri specifici sulla situazione dei singoli stabilimenti.
Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha detto che il governo si impegna a coordinare le trattative che proseguiranno ora a livello di singoli stabilimenti.
L’ad di Fiat, Sergio Marchionne, ora lascerà Torino alla volta di Roma dove è atteso da Emma Marcegaglia.
Tavolo per discutere del futuro degli investimenti del Lingotto, stamane a Torino, dopo la decisione di trasferire la produzione della monovolume in Serbia. All'incontro organizzato dal ministro Maurizio Sacconi hanno partecipato l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, i leader di Cgil, Cisl e Uil, Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, i segretari generali di Fiom, Fim, Uilm, Fismic e Ugl. Presenti anche i rappresentanti delle istituzioni locali, il presidente della Regione Roberto Cota, della Provincia Antonio Saitta e il sindaco di Torino Sergio Chiamparino.
La riunione è stata aperta dal presidente della Regione Piemonte Roberto Cota e dopo di lui ha preso la parola il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, secondo cui il progetto Fabbrica Italia è «importante. I numeri contenuti nel piano devono essere riconfermati. Ed è giusto che l’azienda investa garantendo il pieno utilizzo degli impianti». Il sindaco di Torino Sergio Chiamparino ha subito espresso la sua preoccupazione, definendo il piano « insostenibile se dovesse venire meno Mirafiori dal punto di vista sociale ed economico»
L’ad Fiat Sergio Marchionne ha confermato il piano "Fabbrica Italia", «unica azienda - ha detto secondo quanto riferito fonti presenti al tavolo sulle prospettive del gruppo - ad investire 20 miliardi nel Paese. Ma - ha aggiunto - dobbiamo avere garanzie che gli stabilimenti possano funzionare». La produzione della monovolume "L0" in Serbia «non toglie prospettive a Mirafiori. Esistono alternative per garantire i volumi di produzione» nella fabbrica torinese.
«Le nostre non sono minacce, ma non siamo disposti a mettere a rischio la sopravvivenza dell’azienda. Dobbiamo decidere se avere un settore auto forte in Italia - ha detto - o consegnarlo ai competitori esteri. Ci sono solo due parole che al punto in cui siamo richiedono di essere pronunciate una è sì, l’altra è no. Sì vuol dire modernizzare la rete produttiva italiana, no vuol dire lasciare le cose come stanno, accettando che il sistema industriale continui ad essere inefficiente e inadeguato a produrre utile e quindi a conservare o aumentare i posti di lavoro».
«Se si tratta solo di pretesti per lasciare le cose come stanno - ha proseguito Marchionne - è bene che ognuno si assuma la propria responsabilità sapendo che il progetto "Fabbrica Italia" non può andare avanti e che tutti i piani e gli investimenti per l’Italia verranno ridimensionati. Abbiamo l’opportunità di costruire una rete industriale in Italia che sia in grado di aumentare in modo significativo gli attuali volumi di produzione. Non sprechiamo questa opportunità».
«La sfida è possibile unendo le forze, le intelligenze e le risorse. Lo è - ha detto - dividendo i compiti i sacrifici e le responsabilità. Vorremo che per una volta fosse l’Italia a diventare l’esempio di come questi cambiamenti possano realizzarsi con successo».
«Si parla molto della possibilità che la Fiat decida una disdetta dalla Confindustria e quindi dal contratto dei metalmeccanici alla sua scadenza. Se necessario siamo disposti anche seguire questa strada, ma non abbiamo nessun preconcetto. Per noi - ha aggiunto - la cosa importante è raggiungere il risultato e avere la certezza di gestire gli impianti. Produrre a singhiozzo, con livelli ingiustificati di assenteismo, o vedere le linee bloccate per giorni interi è un rischio che non possiamo accollarci».
La prima replica è toccata al segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani: «Nessuno vuole una conflittualità permanente. Il sindacato ha contribuito a salvare il gruppo, abbiamo assoluto interesse all’investimento, a lavorare insieme a questo obiettivo senza carri armati».
Un interesse, aggiunge Epifani, «a riprendere il confronto, gestendo l’eventuale dissenso».
Il leader della Cgil, sottolinea, che «non abbiamo mai avuto problemi a saturare gli impianti in Italia». E a proposito dello stabilimento di Mirafiori chiede «perchè lo spostamento in Serbia?» della produzione del nuovo monovolume LO; «per convenienza economica - sostiene - perchè non c’è problema di gestione dell’azienda».
«Se fosse stato riconosciuto il premio di risultato - conclude Epifani - sarebbe stato un segnale positivo».
L’obiettivo di aumentare la produzione dell’auto in Italia «è così importante che non andiamo a cercare alibi o scuse per non raggiungerlo - afferma il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti - Noi non abbiamo problemi ad accettare e a praticare le sfide necessarie. Abbiamo bisogno di vedere riconfermato l’impegno ad incrementare gli stabilimenti italiani: la Fiat ci dica quali sono le condizioni per cui questo progetto si implementi sicuramente. La stragrande maggioranza dei lavoratori è preoccupata solo di avere il suo posto di lavoro e a condizioni normali».
Al termine del meeting si è appreso che ci saranno altri incontri specifici sulla situazione dei singoli stabilimenti.
Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha detto che il governo si impegna a coordinare le trattative che proseguiranno ora a livello di singoli stabilimenti.
L’ad di Fiat, Sergio Marchionne, ora lascerà Torino alla volta di Roma dove è atteso da Emma Marcegaglia.
