Fiat: 30 anni fa la marcia dei 40mila


TORINO - E' l'autunno 1980, il 14 ottobre: i colletti bianchi sfilano per le vie di Torino per protestare contro i picchetti degli operai in corso da 35 giorni ai cancelli di Mirafiori.

Non si e' mai saputo quanti fossero davvero, quel giorno di trent'anni fa, i quadri e gli impiegati Fiat in corteo: 20.000 secondo le stime della Questura, 30.000 come scrisse la Stampa il giorno dopo, 40.000 come riferi' il telegiornale. Alla cronaca e' passata come ''la marcia dei quarantamila''.

Per la sinistra sindacale e' rimasto ''il martedi' nero'' del movimento operaio. Sono i giorni caldi dell'autunno 1980, in una Torino provata dal terrorismo.

Dai primi di settembre la lotta operaia contro l'annuncio da parte della Fiat di 14.449 licenziamenti e' durissima. L'apice e' il 26 settembre, quando ai cancelli di Mirafiori, Enrico Berlinguer parla agli operai e, rispondendo al delegato Fim Liberato Norcia, assicura che, qualora avessero deciso di occupare la fabbrica, avrebbero avuto dal Pci pieno sostegno politico, organizzativo e di idee.

Il 27 settembre, dopo la caduta del governo Cossiga, la Fiat sospende i licenziamenti e mette in cassa integrazione a zero ore 23.000 lavoratori considerati in esubero. Il 30 settembre l'assemblea dei delegati sindacali decide di proseguire la lotta. Gli scioperi continuano e i picchetti davanti ai cancelli non vengono tolti. Il 14 ottobre i quadri e gli impiegati Fiat organizzano una manifestazione in nome del ''diritto al lavoro'' al Teatro Nuovo di Torino, ma nessuno si sarebbe aspettato che quell'iniziativa avrebbe segnato la fine del conflitto a Mirafiori e una svolta nelle relazioni sindacali del Paese.

''Erano 35 giorni che non si entrava in fabbrica - ha raccontato Luigi Arisio, leader dei capi Fiat - e quindi non si percepiva lo stipendio. Valeva per gli operai e per gli impiegati. Per questo abbiamo deciso di fare qualcosa''. Dietro c'e' la regia di Carlo Callieri, capo del Personale e dell'Organizzazione della casa torinese, che sollecita i colletti bianchi a uscire in strada, a dare visibilita' alla loro protesta. All'Avvocato Agnelli quella mattina al telefono assicura: ''saranno in tanti''. E sono tanti davvero. Sfilano, quasi in silenzio, dietro ai cartelli che dicono ''La liberta' di lavoro e' un diritto'', ''Picchetti uguale violenza''.

Quando i colletti bianchi marciano nelle strade di Torino, all'Hotel Boston di Roma e' in corso la trattativa sindacale sulla cassa integrazione. Le telefonate e i fax rafforzano la posizione dell'azienda che detta ai sindacati le sue condizioni. Il giorno dopo a Mirafiori il segretario della Cgil Luciano Lama viene accolto da una selva di fischi e, per la prima volta, e' costretto a parlare a un'assemblea operaia protetto dal servizio d'ordine. Anche i leader di Cisl e Uil, Pierre Carniti e Giorgio Benvenuto, vengono contestati. Quell'intesa, che segna l'inizio della ''pax romitiana'', per i sindacati e' una disfatta. L'inizio di una fase nuova non solo per la Fiat.

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