La fiom fuori dai giochi, senza firma niente delegati in fabbrica

TORINO
L’accordo sulle Carrozzerie di Mirafiori è stato firmato alle 19 da Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione quadri che hanno siglato l’intesa con la Fiat. Non dalla Fiom, che giudica vergognosa la parte che la cancella dalla rappresentanza. Il testo è in minima parte diverso da quello su cui Fim e Uilm avevano manifestato perplessità il 3 dicembre, quando la Fiat aveva interrotto la trattativa. Ma la vera novità di ieri è che l’azienda ha reso esplicito che nella joint venture che sarà costituita non verrà applicato l’accordo interconfederale del ’93 sulla rappresentanza. In sostanza significa che - in base allo Statuto dei lavoratori del ’70 - non saranno più i lavoratori a eleggere i propri delegati, ma i sindacati - e solo quelli firmatari dell’accordo - a nominarli.

Chi è fuori, in questo caso la Fiom, non avrà né delegati né possibilità di indire assemblee o delegare la raccolta delle quote all’azienda. Alla joint venture si applicherà un contratto specifico nell’attesa che il tavolo avviato da Federmeccanica - il nodo che ha tenuto bloccata la trattativa per tre settimane - produca un nuovo contratto nel quale la nuova società possa rientrare se lo troverà consono alle sue richieste. C’è poi la clausola di responsabilità per i firmatari: non possono proclamare sciopero contro l’accordo sottoscritto. Le sanzioni riguarderanno solo i sindacati. Marginali le modifiche scritte ieri. L’azienda ha concesso un innalzamento al 3,5% del tasso di assenteismo e ridotto la sanzione - nel caso si sfori quel tetto - del mancato pagamento dei primi giorni - uno o due al massimo - di malattie brevi e legate a festività o riposi.

E ha anche stabilito che lo spostamento della mensa a fine turno sarà contrattato se e quando ce ne sarà la necessità. Da febbraio - e fino all’avvio delle nuove produzioni - ci sarà un periodo di cassa integrazione straordinaria di un anno, durante il quale è prevista la rotazione fra tutti i lavoratori. Contemporaneamente verrà avviato un programma formativo in vista dell’avvio delle nuove produzioni. I turni settimanali, fermo restando l’orario di 40 ore, potranno essere 15 o 17 con il diciottesimo «fantasma». C’è poi la possibilità di turni da dieci ore per 4 giorni che però potranno essere adottati solo se lavoratori e sindacato lo preferissero.

Le pause scendono da 40 a 30 minuti al giorno, le ore di straordinario sono 120 all’anno. I sindacati firmatari sostengono che i nuovi orari porteranno a un maggior reddito di circa 3700 euro per la maggiore incidenza delle maggiorazioni di turno a cui si aggiungono 32 euro al mese di compensazione dei 10 minuti di pausa persi. Grande soddisfazione tra chi ha firmato. Il leader Uil Luigi Angeletti pensa che con l’accordo «l’Italia ha la possibilità di tornare a essere un grande produttore di auto». Per il segretario Fismic Roberto Di Maulo si tratta di «un accordo storico per la modernizzazione del sistema di relazioni industriali, creando il presupposto del contratto specifico dell’auto».

Bruno Vitali della Fim: «Abbiamo incastrato Marchionne che ora deve fare l’investimento; adesso la parola spetta ai lavoratori». Antonio D’Anolfo, segretario Ugl, dice: «Siamo stati coerenti, volevamo firmare già il 3 dicembre». Ovviamente negativa la Fiom. Airaudo commenta: «E’ una vergogna; un accordo senza precedenti che limita la libertà di associazione sindacale. Serve una risposta di tutto il mondo del lavoro».
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