Il sindacalista (Usa) schierato con la Fiat

Da "Il Corriere della Sera" di venerdì 14 gennaio 2011

Visti da lontano di Massimo Gaggi . -4 Ab Il sindacalista (Usa) schierato con la Fiat " ergio Marchionne, che per la Fiom ricatta i lavoratori e che secondo la Cgil insulta l`Italia, è la stessa persona che Bob Ring al Salone dell`auto di Detroit ha definito (come riferito ieri dal Corriere) il miglior interlocutore possibile per l`Uaw, il sindacato da lui presieduto. La cosa non ha suscitato particolare sorpresa né sembra sollecitare riflessioni nel nostro Paese: il sindacato americano è percepito come una realtà troppo diversa dal modo di organizzare il lavoro in Italia. La storia politica e sindacale degli Usa ha seguito percorsi molto diversi dai nostri, le confederazioni a volte accettano di negoziare non solo i contenuti economici ma anche i diritti (rinuncia dei dipendenti Chrysler e General Motors a scioperare fino al 2015): diversità radicali, quasi genetiche.

Eppure King, che dopo aver fatto molte concessioni si prepara a una dura stagione di rivendicazioni ora che l`industria si è risanata, non è un marziano. E lo United Auto Worlcers è lo stesso sindacato che negli Anni 5o del Novecento negoziò con Ford e Generai Motors i generosi contratti che hanno trasformato l`«aristocrazia» degli operai meccanici nel nuovo ceto medio americano. E su questa scia che, negli anni successivi, i sindacati in Europa e anche in Italia cominciarono a elevare la soglia delle loro rivendicazioni.

Oggi 1`Uaw ha anche cambiato veste perché, attraverso il suo fondo sanitario, è diventato azionista di Chrysler. Ma solo tre an- Bob Kmg, leader ni fa teneva duro difendendo dello United conquiste divenute ormai insostenibili, fino al punto di spinge- Auto Workers, re Gm e Chyslerverso la bancaun ufo rispetto al rotta. Solo a quel punto, davanti alla prospettiva della scomparsa modello italiano di un`importante realtà produttiva dagli Stati Uniti, il sindacato ha cambiato rotta, facendo scelte più pragmatiche: «Abbiamo capito - ha spiegato Ring a Detroit - che bisognava abbandonare la vecchia mentalità dello scontro, che era necessario cooperare coni manager per favorire la crescita e la competitività dell`azienda».

King non ha rinunciato a battersi a sostegno dei lavoratori, ma dice di aver capito che se prima non si garantiscono le condizioni per il successo dell`azienda, non c`è ricchezza da spartire.

Per lui la lotta di classe è quella per far sopravvivere un ceto medio di matrice operaia, evitando che venga schiacciato nella morsa della globalizzazione.

Da noi la lotta di classe continua a tenere banco in una parte del mondo del lavoro e chi la sostiene si cura poco della sua praticabilità in una realtà economica globalizzata. Diritti e conquiste vanni difesi «a prescindere». Bob King sembrerà anche un «ufo» e i suoi tentativi di esportare parte delle regole e delle garanzie Usa nelle fabbriche dei Paesi emergenti, dalla Cina all`India, al Brasile, potranno anche cadere nel vuoto. Ma il suo realismo, la sua ricerca di ricreare le condizioni economiche e istituzionali per recuperare forza negoziale, meritano attenzione e rispetto. -

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